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Fermo biologico

Pesca, fissate le date del fermo biologico per il 2016

11/07/2016

In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3 nei territori interessati dal fermo pesca aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare. È quanto afferma la Coldiretti Impresa pesca nel sottolineare che per fare scelte di acquisto consapevoli soprattutto in vacanza nei luoghi di mare è importante guardare al calendario dopo che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato la firma del decreto sull’arresto temporaneo dell’attività di pesca con il sistema a strascico per l’anno 2016. Da Trieste a Rimini è disposta l'interruzione temporanea obbligatoria delle attività di pesca per 43 giorni consecutivi dal 25 luglio al 05 settembre del corrente anno mentre da Pesaro a Bari l’interruzione temporanea dell’attività di pesca è prevista dal 16 agosto al 26 settembre del corrente anno e da Brindisi a Imperia per 30 giorni consecutivi dal 17 settembre al 16 ottobre del corrente anno. In Sardegna e Sicilia il fermo sarà disposto con provvedimenti regionali e sarà di almeno 30 giorni, nel rispetto dei periodi di cui ai piani di gestione.

 

 

Addio al Fermo biologico, 2017 piani di gestione.

Il blocco delle attività della pesca in vigore dal 1987, ormai da 30 anni lungo la costa da Trieste a Imperia, è stato articolato per aree in tre differenti periodi «per garantire - recita il decreto - un idoneo equilibrio tra risorse biologiche e l’attività di pesca». In relazione alla «sospensione obbligatoria dell’attività di pesca non imputabile alla volontà dell’armatore» per i marittimi imbarcati è prevista l’erogazione del trattamento di Cassa integrazione guadagni in deroga, attivata presso il ministero del Lavoro, per l’intera durata del periodo di fermo. Sino al prossimo 26 settembre vige il fermo pesca obbligatorio anche per i pescherecci degli areali adriatici da Pesaro a Bari in vigore dal 16 agosto scorso.

Quello in vigore dal 16 agosto al 26 settembre prossimi, per i pescatori dell'Adriatico sarà l'ultimo fermo biologico. Dal 2017 si cambia, si passerà ai piani di gestione locali che avranno come unico obiettivo, quello di salvaguardare la risorsa ittica: dal merluzzo alla triglia, dallo scampo al pesce azzurro. In particolare nel Golfo di Manfredonia, a 30 miglia dalla costa garganica, verranno delimitate delle aree narseri per la crescita dei giovani merluzzi, così come partiranno iniziative per proteggere la triglia, altra specie ittica molto diffusa nel mare del Gargano. In poche parole si passerà da un sistema di pesca tradizionale ad un sistema di pesca controllato con nuove regole imposte dall'Unione Europea, e con la creazione di organismi territoriali in grado di individuare misure più mirate per la salvaguardia del prodotto ittico. Un'altra novità riguarda le pesche accidentali, i famosi rigetti (pesce che non avendo mercato solitamente viene rigettato in mare): dal 2017 diventa obbligatorio il censimento. Notizie che ci sono state anticipate dal presidente di Federcoopesca Puglia, Nunzio Stoppiello. "Approfittando di questo ultimo fermo biologico è opportuno aprire una discussione per spiegare agli operatori del settore le nuove regole comunitarie. Manfredonia - aggiuinge Stoppiello - per le caratteristiche del suo mare e della sua flotta peschereccia, potrebbe diventare un vero e proprio laboratorio per i nuovi sistemi operativi. Basta a polemizzare, l'Europa ha deciso così e noi dobbiamo essere bravi a non farci sfuggire le ultime opportunità nel campo della pesca, vitale per l'economia di Capitanata. Questo è un settore che necessità di maggiori attenzioni da parte delle istituzioni locali, invece viene puntualmente snobbato". “Abbiamo deciso di concentrare le risorse per affrontare e risolvere criticità che si trascinano da decenni - dichiara il consigliere del Presidente De Luca per l’Agricoltura e la Pesca, Franco Alfieri - In particolare, circa 21 milioni sono destinati a finanziare interventi che dovranno aumentare la competitività e la redditività delle imprese del settore ittico, a realizzare processi innovativi a bordo dei pescherecci per migliorare la qualità dei prodotti della pesca nonché a dotare la Campania di strumenti idonei per gestire la risorsa come il Piano dei porti pescherecci, grazie al quale saranno realizzati o adeguati i servizi minimi per garantire corrette condizioni e prassi igieniche”. Altri 27 milioni finanzieranno il Piano di sviluppo della mitilicoltura col quale intendiamo riqualificare e valorizzare la produzione regionale, mentre 12 milioni di euro andranno agli investimenti nei settori della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti ittici. Infine, 11 milioni di euro sono destinati all’attuazione di Piani di Sviluppo Locale da parte dei sei gruppi di azione locale nel settore della pesca (FLAG) selezionati nel dicembre scorso. I FLAG sono chiamati a favorire la crescita economica, l’inclusione sociale e la creazione di posti di lavoro nelle comunità dipendenti dalla pesca e dall’acquacoltura.

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